Sinossi

Ivan Di Palma è un contadino, laureato in filosofia, che ha scelto di ritornare nella sua terra natale ad Atena Lucana, nel Parco Nazionale del Cilento, Alburni e Vallo di Diano, per dedicarsi alla semina dei "grani del futuro", insieme a un gruppo di compari e compare.

 
Teresa Vallone è una donna anziana, una contadina che da giovane ha scelto di emigrare in Germania, abbandonando la terra per migliorare le condizioni di vita dei suoi figli.


Le loro storie si intrecciano seguendo il ciclo delle stagioni e la vita di un chicco di grano, dalla semina alla mietitura nell’anno della pandemia, interrogandosi sul passato, sul presente ma soprattutto sul futuro della terra da lasciare ai propri figli.

Scheda tecnica


Regia: Sara Manisera

Soggetto e sceneggiatura: Sara Manisera

Fotografia: Arianna Pagani

Prodotto da: Sara Manisera, Arianna Pagani

Montaggio: Mattia Biancucci

Sound Design: Alessio Festuccia

Musiche originali: Paolo Spaccamonti

Color: Alfredo Milano

Grafiche e animazioni: Maria Tortorella

Camera: Arianna Pagani, Ruben Lagattolla

Immagini di scena: Giuseppe Pellegrino

Durata: 64'

Luogo: Il parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni

Anno di produzione: 2021

Formato: DCP 2K

Note di regia

Da diversi anni il mio lavoro è focalizzato sul caporalato, sull’agricoltura e sullo sfruttamento dell’uomo e dell’ambiente. Nel 2012, mi sono laureata con una tesi sul caporalato e lo sfruttamento dei lavoratori nell’agricoltura. Nel 2019, ho pubblicato un libro (Racconti di schiavitù e lotta nelle campagne, Aut Aut Edizioni) raccogliendo le storie di sfruttamento ma anche di chi prova a cambiare l’agricoltura. 

L’idea del documentario nasce ad aprile 2020 in piena pandemia. In quei mesi, insieme ad Arianna Pagani, stavo lavorando a un progetto reportagistico sull’agricoltura, la grande distribuzione organizzata e lo sfruttamento dei braccianti. Ho visitato diverse aziende e intervistato numerosi imprenditori, braccianti e piccoli contadini. Uno di loro mi ha detto: “Io non produco in serie perché in natura non c’è niente di uguale ma ciò che vediamo ogni giorno nel supermercato è un prodotto omologato, a costi sempre più bassi. Questi prezzi, però, hanno delle ripercussioni su tutti. Le piante si ammalano e diventano sempre più deboli, i parassiti più resistenti, la biodiversità viene uccisa. La cosa assurda è che non ci rendiamo conto che, senza insetti, la frutta non esce più. Ma chi paga il costo di questo sistema?I lavoratori e l’ambiente”. 

Ancora una volta, ho avuto la conferma che l’attuale sistema agro-alimentare è una delle cause di sfruttamento dell’uomo e dell’ambiente. In quel momento ho pensato al mio incontro con Ivan di Palma, un filosofo e un contadino che insieme a un gruppo di sociologi, imprenditori e contadini ha messo in piedi una cooperativa sociale costruita attorno ai grani nelle aree interne del Cilento. Un modello di economia civile e di agricoltura sociale che ha riattivato pratiche comunitarie, connesse alla civiltà contadina - il Monte Frumentario, la Cumpa Rete, la Biblioteca del Grano - e ne ha attivate di nuove, come il Forno di Vincenzo: un forno sociale di comunità, una sperimentazione sociale che ripensa al welfare e ai modelli assistenziali per persone con disabilità.

“La Terra mi tiene” è un documentario che intreccia due dimensioni; una intima e personale, l’altra più sperimentale e visionaria. I territori raccontati ne “La Terra mi tiene”, infatti, sono i luoghi da dove, cinquant’anni fa, i miei nonni, contadini e migranti, sono partiti, abbandonando la campagna per migliorare la loro vita, quella dei loro figli e, in qualche modo, anche la mia. 

Questa è una restituzione, un omaggio a chi ha scelto di andare via. Tornare per raccontare questa storia di riscatto e di “contadini visionari” è, per me, una forma di restituzione dei sacrifici fatti dai miei nonni e da tutte le persone che sono emigrate. Questo documentario, però, è anche un ritorno. Un viaggio nella memoria contadina che non c’è più ma che contiene i semi per immaginarsi un altro futuro. Seguendo il ciclo delle stagioni e lo scorrere dei tempi della natura, come facevano i contadini del passato, Ivan e mia nonna ci raccontano la memoria e la fatica dei contadini, l’abbandono delle campagne, l’emigrazione, lo sfruttamento intensivo dell’agricoltura degli ultimi cinquant’anni ma anche di un meridione che non si lascia andare alla nostalgia e al vittimismo e che prova, partendo dalla memoria della civiltà contadina, a innovare, a restare nelle aree interne, coltivando la biodiversità ed offrendo un modello di rinascimento ecologico della società.